Business Intelligence e la creazione di valore
Benedetto Ballarini
EQUITY PARTNER
Data Analytics
In 50 parole
La Business Intelligence (BI) è un insieme di modelli, metodi e strumenti rivolti alla raccolta sistematica del patrimonio di informazioni generate da un’azienda o riguardanti il contesto in cui essa opera, alla loro aggregazione e analisi e infine alla loro presentazione, in forma adeguata alle capacità e necessità degli utenti.
Perché interessa l’imprenditore SMART
Noi di Imprenditore SMART abbiamo l’obiettivo di divulgare la nostra cultura, il nostro modo di pensare, il nostro approccio al business e all’analisi di quest’ultimo. Il tutto finalizzato a far tesoro del know how di cui l’azienda dispone, massimizzando il valore delle informazioni. Ove queste non sia sufficienti aiutiamo l’imprenditore a comprendere quale strada sia la migliore, da percorrere insieme.
Se ritieni di avere molti dati a disposizione ma carenza di informazioni, se non riesci a ricevere le informazioni di cui hai bisogno, se hai informazioni ridondanti e provenienti da diverse fonti e a volte discordanti, sappi che ci sono alternative valide e praticabili. Tieni presente che in aziende con condizioni analoghe, abbiamo realizzato soluzioni diverse a misura per ogni diversa situazione. Passando da soluzioni custom e veloci, passando per strumenti economici come gli opensource a progetti strutturati e più complessi fino ad arrivare alla gestione dei “big-data”.
Ma come si può trarre valore dalle informazioni?
Volendo sintetizzare, la BI è uno strumento decisionale, oggi è comunemente associato ad una soluzione informatica dedicata, che va a completare la costellazione di strumenti software (SW) aziendali, denominata Information Technology (IT).
La BI è divenuta fondamentale in tutte le realtà aziendali, soprattutto quelle connotate da una buona e ampia base dati, su cui poter operare le dovute elaborazioni e analisi, basare le scelte e le decisioni che il top management dovrà, razionalmente prendere. La razionalità in questo caso, non sarà data solo dal comportarsi “come da buon padre di famiglia”, ma bensì basarsi su informazioni e non sensazioni. Le informazioni dovranno essere sempre più complete, tempestive, puntuali, ottenibili e fruibili facilmente con diversi livelli di dettaglio.
Queste sono le caratteristiche che contraddistinguono la BI, in antitesi ai più comuni gestionali detti ERP, che per definizione trattano dati e non informazioni. Gestiscono transazioni e non le analisi di esse. Archiviano enormi mole di dati, che non è possibile utilizzare per il processo decisionale. Sono strumenti detti rigidi. Infatti, il dato “grezzo”, diventa un’informazione mediante una fase di trasformazione detta ETL (extraction, trasformation and loading – estrazione, trasformazioni e aggiornamento) ed elaborazione che prevede la decodifica, il raggruppamento fino a rendere fruibile l’informazione, a utenti prevalentemente non informatici e nei casi più auspicabili, preposti al potere decisionale che potranno operare autonomamente analisi (self analysis).
La BI permette quindi di navigare all’interno delle informazioni di cui l’azienda già dispone, mediante tutte le registrazioni sia cogenti, come quelle contabili, ma anche e soprattutto quelle extra-contabili che possono dar luogo a vere e proprie scoperte, in questi casi, infatti, si parla di information discovery. Si possono scoprire relazioni causa-effetto, scendere o salire la scala di dettaglio dell’informazione, operare analisi di simulazione dette “what if”, eseguire analisi in tempo reale, quasi indipendentemente dal reparto IT aziendale, con la certezza dell’unicità dell’informazione, certificata e non opinabile. Il classico esempio di soggettività dell’informazione, è la versione di “fatturato”, in cui ogni area aziendale lo determina a proprio piacimento e per proprie finalità di comodo.
Per questi motivi si sostiene che la BI creare valore, grazie alla conoscenza delle informazioni da questa prodotte.